Si chiama “Bliss Point” ovvero “Punto di Beatitudine“, e definisce la concentrazione perfetta di zuccheri, grassi e sale che porta, chi assume un alimento, alla massima sensazione di piacere e spinge a volerne ancora e ancora e ancora…
Ecco perché è così difficile rinunciare a certi alimenti, soprattutto ai cibi spazzatura. Ecco perché quando si apre una confezione di patatine fritte o di gelato o una particolare merendina è molto difficile mangiarne una quantità moderata.
Il bliss point è il risultato di un preciso lavoro a tavolino delle multinazionali studiato in laboratorio per individuare il quantitativo esatto di zucchero, grassi e sale in grado di generare nel consumatore proprio quel tipo di piacere, quello per cui si è indotti a mangiarne o berne ancora, innescando una vera e propria dipendenza e sviluppando i cosiddetti consumatori compulsivi. Si tratta di provocare un desiderio indotto, la pulsione a ripetere l’esperienza e ricreare quindi le condizioni di quel piacere.
Accade con tutti i prodotti dell’industria alimentare: vengono progettati per agire su alcuni meccanismi neurologici e lo fanno proprio grazie a questa parabola di grassi-sale-zucchero. A confermarlo alcuni studi scientifici sui topi, nei quali la somministrazione combinata di questi tre elementi fa superare la percezione del senso di sazietà e li spinge a sovralimentarsi.
Avviene così che anche nel pane industriale non manchi una consistente presenza di zuccheri, spesso utilizzati anche come sostituti di ingredienti più costosi, che lo stesso saccarosio venga potenziato nel suo potere dolcificante da esaltatori di sapidità, che il sale venga sottoposto a una polverizzazione estrema per rendere più forte la sua percezione sulla lingua. Incrementando in questo modo l’esplosione di sapore generata da patatine e altri snack salati, ma attenzione: il sale è presente, in quantitativi rilevanti, anche nei biscotti, nei cereali, nelle merendine dolci.
Alla base del fenomeno del bliss point c’è un neurotrasmettitore chiamato dopamina che viene rilasciato nel cervello e provoca una forte sensazione di piacere e soddisfazione. Purtroppo però ci si abitua rapidamente al meccanismo tanto che, per ottenere la stessa sensazione di piacere, diventa necessario aumentare la dose o la frequenza dell’assunzione dell’alimento. Anche se con effetti meno devastanti, questo meccanismo di risposta al cibo è del tutto simile a quello che un alcolista ha con l’alcol o un tossicodipendente con una droga.
Inquietante, vero?