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Kosher; le norme alimentari ebraiche

Premessa:

“Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: Riferite agli Israeliti. Questi sono gli animali che potrete mangiare fra tutte le bestie che sono sulla terra. Potrete mangiare d’ogni quadrupede che ha l’unghia bipartita, divisa da una fessura, e che rumina. Ma fra i ruminanti e gli animali che hanno l’unghia divisa, non mangerete i seguenti: il cammello, perché rumina, ma non ha l’unghia divisa, lo considererete immondo; l’ìrace, perché rumina, ma non ha l’unghia divisa, lo considererete immondo; la lepre, perché rumina, ma non ha l’unghia divisa, la considererete immonda; il porco, perché ha l’unghia bipartita da una fessura, ma non rumina, lo considererete immondo.

(Antico Testamento, Levitico, 11-7)

Esistono due luoghi comuni, uno vero ma incompleto e uno falso. Il primo vuole che gli ebrei non mangino maiale. Il che è vero, ma fuorviante: il maiale, come si legge anche nell’introduzione, è una sola delle bestie che i figli di David non possono ingollare per volere di Dio: non mangiano il cammello, ad esempio (consumato però dagli arabi), né la lepre (che secondo il Signore biblico rumina, ma secondo qualunque cacciatore no), né molluschi o gamberi.
Il secondo luogo comune, falso e smentibile, sostiene che ebrei ed islamici non mangino il maiale perché non sapevano cuocerlo e, consumandolo al sangue, si accorgevano che la sua carne era tossica. Il maiale crudo può infatti causare la trichinosi, una grave malattia. In realtà gli ebrei questa cosa non potevano considerarla, così come non la sapevano i loro vicini di casa (egizi o greci) che di maiali ne mangiavano tantissimi e li sacrificavano anche. La Bibbia non ha mai tenuto conto delle ragioni sanitarie: i criteri, “razionali”, sono ben altri e derivano dal complicato ed un po’ perverso processo mentale col quale Dio, o Jahweh, avrebbe disegnato l’universo ed avrebbe dato ad ogni creatura uno scopo preciso.
Senza entrare troppo nel dettaglio, verranno qui analizzati i complicati criteri col quale un alimento è “puro” o “impuro”. Il tutto parte di una cosmogonia magica che già anticipa il medioevo, dal punto di vista almeno del simbolismo profondissimo.

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La divisione tra animali permessi e vietati è spiegata in due capitoli: il Levitico 11 e il Deuteronomio 14, che è la versione riassunta del primo.
I criteri sono tanti, ma è fondamentale il sistema di locomozione. Gli animali, a differenza delle piante, hanno la facoltà di muoversi. Gli animali “puri”, dunque, devono muoversi. Per questo sono vietati gli animali acquatici attaccati agli scogli, come i frutti di mare. Analogamente sono vietati i rettili, in quanto si muovono ma privi di zampe: un’anomalia concepita come un male. O meglio, come il risultato di una maledizione: sarebbe inutile dilungarsi sul perché il serpente è stato punito dal Signore.
Quindi, sono commestibili tutti gli animali con organi di locomozione? Ovviamente no, sarebbe troppo semplice. Gli animali sono divisi dalla bibbia in tre gruppi: terra, acqua, aria. Ogni gruppo ha i suoi organi caratteristici: zampe, pinne, ali, corrispondenti ai tre elementi primigenii. Ciascuna specie, dunque, appartiene ad uno e uno solo di questi elementi e non può trasgredire. Ad esempio gli animali marini che si spostano sulle zampe, come i crostacei, sono da bandire: vivono nell’acqua, ma hanno organi terrestri. Un altro caso è quello degli uccelli che passano più tempo nell’acqua o camminano: il gabbiano, il pellicano, il cigno, lo struzzo. Infine gli insetti: hanno le ali, ma alcuni camminano. Con un’eccezione: quelli che “saltano”: evidentemente il salto è considerato più vicino al volo, tanto che il Levitico tollera il consumo di cavallette. Il Deuteronomio taglia la testa al toro (animale concesso) e, nel dubbio, preferisce proibire tutti gli insetti.
Esistono poi mammiferi che hanno le zampe ma strisciano il ventre al suolo: talpa, topo e lucertola sono considerati immondi. Gli animali che vivono più sottoterra che a terra sono, in un certo senso, “non del tutto creati”.

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Tutto questo può sembrare esagerato, quasi “dittatoriale”. È davvero così: il Dio d’Israele ha scelto quel popolo fra tanti, alleandosi con esso. L’obbedienza, in cambio, deve essere assoluta. Una di queste regole, appunto, era che l’abolizione delle distinzioni è un male. Un animale a cavallo di due categorie, che confonde la frontiera tra “aria” e “acqua”, non può essere consumato: rappresenta il segno di un intervento del Male nella creazione, atto a disorientare. Chi mangerebbe questi esseri misti sarebbe complice del Male.
Il miscuglio proibito avviene anche nella vita di tutti i giorni: è impossibile indossare vestiti di due tele diverse, è vietato coltivare un campo con due semenze differenti. È intollerabile l’omosessualità. Nonché, estremizzando tutto, il mescolare nella stessa pentola una madre ed un figlio. Per questo, oltre al tabù dell’incesto (presente in tutte le culture del mondo), non si può cuocere un animale nel latte della madre: nel corso dei secoli, per evitare che si incontrino nello stomaco un alimento legato alla madre ed uno legato al figlio, diverrà proibito il consumo nello stesso pasto di latte e carne.

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Riassumendo: per essere commestibile un animale deve rispettare il posto assegnatogli nel grande piano della creazione. Chi è l’uomo per turbare questo ordine?
Anche quando la sua specie è dichiarata pura, un animale può essere proibito se presenta difetti fisici: l’integrità è un componente della purezza. Per questo mangiare un animale castrato, bue o montone, è considerato proibito.
Queste diverse analisi però non hanno ancora spiegato il divieto più noto, quello che colpisce la carne di maiale. Il maiale è un animale terrestre che si muove con le zampe. Ha il piede ungulato e l’unghia bipartita, come le altre bestie pure. Ma c’è un ma: non rumina.
Per capire cosa c’è in gioco bisogna tornare al Genesi, quando Dio (che a volte si chiama Jahweh, altre Elohim: la bibbia è il tentativo un po’ maldestro di fusione di due testi sacri, quelli dei popoli del nord e del sud quando si unirono in un solo stato) assegna ad ogni animale un’alimentazione molto precisa: “A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano (…) io do in cibo ogni erba verde” (GN 1, 30). “Ogni erba verde”. Non è possibile dunque che gli animali si uccidano fra loro per divorarsi. La creazione non prevede i carnivori: essi sono i più impuri tra gli impuri. Infatti vengono anche elencati, tra gli animali da proibire, anche numerosi uccelli rapaci. Riguardo ai mammiferi, beh, basta osservarli: i ruminanti mangiano l’erba due volte: due volte erbivori, due volte puri. I suini non ruminano, masticano una sola volta: ciò li rende sospetti. Se sono effettivamente erbivori, sono ugualmente carnivori (ed effettivamente il maiale è onnivoro). Un “ibrido” intollerabile.
Ecco un criterio universale: tutti i ruminanti sono solo erbivori. Ma allora perché, come vediamo nella citazione all’inizio, chiamare in causa anche la conformazione del piede? Forse per usare un criterio utilizzabile anche per gli animali selvatici, dei quali non si conosceva bene il regime alimentare. Come la lepre: la Bibbia la classifica come “ruminante”, quando tutti sanno che è un roditore (tutti tranne Jahweh od Elohim, evidentemente). Si è dovuto cercare un criterio anatomico per affiancare il criterio fisiologico e gli ebrei hanno deciso, per deduzione, un rapporto razionale tra la zampa ed il regime alimentare: gli animali muniti di zoccoli sono erbivori, perché non possiedono artigli. In più il criterio dell’ “unghia divisa” per scartare il maiale, onnivoro. Ma che, incidentalmente (e per loro fortuna) fa rientrare nella non-purezza anche animali erbivori come il cammello.

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Non finisce qui: Adamo ed Eva erano vegetariani (anzi, non potevano mangiare tutti tutti i frutti). Solo dopo il diluvio l’umanità sarebbe diventata carnivora: il “non uccidere” era assoluto e riguardava tutti gli esseri viventi. Dopo era fondamentale che nelle carni non ci fosse neanche una sola goccia di sangue: quest’ultimo rappresenta il principio vitale assoluto, che è prerogativa di Dio.

Come si vede, una logica, per quanto complessa, esiste: nel corso dei secoli molti non si sono mai preoccupati di spiegarla, elaborarla o conoscerla. Ma soltanto di rispettarla, per manifestare la loro fedeltà a Dio.

Photo Credit:
My Jewish Learning
Cani Animali e Natura

Torah’s Light

 

 

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Autore Davide Maniaci

Laureato in Storia, giornalista pubblicista per due settimanali locali. I miei interessi spaziano dalla cucina ai viaggi, dalla storia dell'arte alla musica rock. Tutto questo riassunto in un obiettivo: la divulgazione. Amo l'idea che chiunque possa sapere tutto e nel mio piccolo provo a realizzarla. Curo una rubrica di cultura gastronomica su ilovefoods.it dal 2015.

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