Premessa:
Il giorno in cui, da poco tornato dai mercatini di Natale di Colonia, stavo per aprire la pagina per scrivere questo articolo, è successo che un pazzo fondamentalista religioso ha dirottato un camion e, nella piazza più bella di Berlino, lo ha fatto schiantare contro la gente. Ho pensato che era giusto aspettare un attimo e fermarsi a riflettere, anche per non risultare irrispettoso. Ma i mercatini di Natale significano “gioia” e così deve continuare ad essere.
Ai miei lettori, ché possano passare un prospero 2017 e che hanno dovuto pazientare più di un mese per il nuovo articolo.
Colonia è una bella città. Ricca, dal clima non così ostile, con un Duomo che è il monumento più visitato di Germania, è patrimonio UNESCO da 20 anni ed è stato per qualche anno, nel XIX secolo, l’edificio più alto del mondo. Una chiesa bellissima, che lascia meravigliati e disorientati.
Ma Colonia è anche mercatini di Natale: ce ne sono ben sei, sparsi per il centro della città, ognuno con le sue caratteristiche e peculiarità. Naturalmente anche gastronomiche. Purtroppo in questa parte di mondo, lo sanno tutti, si mangia mediamente male (uno dei piatti tipici è, ad esempio, la pasta con la marmellata). Tuttavia, girando tra le varie bancarelle di artigianato e chincaglierie è possibile assaggiare piatti tipici di ogni forma e genere, alcuni veramente sorprendenti.
Se è quasi necessario iniziare il nostro percorso da Roncalliplatz (quel “Roncalli” è proprio Angelo Roncalli, papa Giovanni XXIII, che tanto aveva fatto per salvare gli ebrei tedeschi), il mercatino più esteso, sotto al Duomo per iniziare a farsi un’idea, è necessario sapere che le vere chicche e le vere specialità le si trova tra le bancarelle definite “minori”, magari più nascoste o meno visitate dai turisti. Mentre ci allontaniamo dalla sovraffollata piazza centrale abbiamo, intanto, in mano due o tre Spekulatius, biscotti speziati tipici della città con sopra impresso… il Duomo, a base di farina di mandorle, cannella, chiodi di garofano e cardamomo,
Arriviamo in Neumarkt, al Markt der Engel (“Mercatino degli angeli”), il più antico della città. Qui, nel “regno degli angeli”, sotto un tetto di decorazioni a rappresentare luminosissime stelle, si punta essenzialmente a tre stand: quello dei formaggi e dei salumi tipici, dei quali la Germania ha una riconosciuta tradizione. Quello delle reibekuchen, frittelle di mele e cipolle che possono apparire stranianti; se a prima vista sembrano dolci, appaiono neutre e leggermente sapide. Vanno accompagnate con la salsa di mele o quella di mirtilli (o entrambe), nel trionfo del fritto, dell’unto e del goloso.
Infine il vin brulé, o meglio il Glühwein. Qui si fa in tutti i modi: col vino bianco, col vino rosso, anche con la birra (ma quest’ultima versione non ho osato assaggiarla). Si tratta di un vero e proprio culto: ogni stand ha la sua ricetta, la sfida è provarle tutte e decidere qual è la versione migliore. Inoltre ogni mercatino ha la sua tazza personalizzata: andrebbe ritirata su cauzione (tre euro) e riempita nei vari giri. Inutile specificare come siano così belle che, a volte, uno semplicemente non le restituisce e le porta a casa…
Personalmente, il miglior Glühwein rosso l’ho bevuto in Rudolfplatz, mentre il miglior bianco nel mercatino del porto. Aspetto che qualcuno mi contraddica! Ci dirigiamo, nel frattempo, proprio in Rudolfplatz: qui si viene catapultati nel mondo delle fiabe dei fratelli Grimm. Tutto è dedicato ai bambini, fuorché la gastronomia. Qui robuste griglierie offrono tre specialità irrinunciabili: il bratwurst, semplicemente un wurstel arrostito (di varie dimensioni, anche mezzo metro, da accompagnare a pane e salse a volontà), il blutwurst, il salame di sanguinaccio (il più interessante) ed un insolito, golosissimo, enorme, spiedino di carne speziato che sazierebbe anche i palati dei più ardimentosi.
Chi ne avesse abbastanza di carni o cibi pesanti (a ragione) forse dimentica che Colonia sorge sul Reno: sede di un piccolo porto, ha anche un mercatino di Natale a tema “marittimo” (o comunque acquatico). Il tema nautico è visibile nell’arredamento elegante, nell’oggettistica ma soprattutto nel cibo. All’estremità nord un camion, abbastanza grosso, propone pesce in qualunque forma. Se il merluzzo fritto o i calamari non sono poi così interessanti, i crudi del mare del Nord invogliano eccome. Tutti sono abituati ad associare il pesce crudo al Giappone (giustissimo) o, più raramente, alle tartare del mar Mediterraneo. In realtà l’Europa settentrionale ha una grande tradizione di pesce crudo o affumicato: salmone, aringhe ed altre carni dal nome impronunciabile vengono serviti tra due fette di pane, con salse a piacere, cipolle o cetrioli. Anche questo è cibo di strada, anche questo è territorio: e la qualità è assoluta.
Per smaltire i vari spuntini, ormai diventati un pasto, c’è un ultimo mercatino a Colonia che sarebbe bene visitare, anche per l’atmosfera. Quello di Alter Markt, della vecchia giostra, degli elfi e dei saltimbanchi. Qui il romanticismo si spreca: noi siamo più prosaici e cerchiamo, nel grande chiosco centrale, il Glögg, il vin brulé degli svedesi servito anche da queste parti. Bianco, simile alla versione tedesca ma più dolce, grazie alla mela ed aromatico (e alcolico), è perfetto per digerire e scaldarsi e, perché no, arrivare un po’ brilli in hotel dopo questo lungo giro. Perché sarà vero, in Germania si mangia male: ma se uno sa come e dove cercare, dribblando Babbi Natale, bambini e la vera o finta atmosfera natalizia, può sfatare perfino questo, radicato, luogo comune.
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