Quando si dice che non si smette mai di imparare.. confermo che è proprio così e a volte lo si sperimenta sulla propria pelle in un modo un po’ turbolento.
In molti mi avete chiesto come mai ho aspettato così tardi a dare la bellissima notizia di essere in dolce attesa, ora vi racconto la mia storia e la mia esperienza.
Se state aspettando un bebè oppure siete già mamme, saprete sicuramente quanto è importare prestare le dovute cautele per evitare la toxoplasmosi, una malattia infettiva (normalmente innocua e quasi totalmente asintomatica) causata da un protozoo, il toxoplasma gondii, che in gravidanza può causare problemi serissimi al feto. Parliamo di cecità e addirittura di aborto.
Come avviene il contagio?
Secondo uno studio del 2000 pubblicato sul British Medical Journal, i fattori di rischio principali per le donne gravide sono legati all’alimentazione (dal 30 al 63% dei casi dovuti all’assunzione di carne poco cotta). È quindi necessario evitare di assaggiare la carne mentre la si prepara e lavarsi molto bene le mani sotto l’acqua corrente dopo averla toccata. Lo stesso studio evidenzia che un’altra importante fonte di contaminazione è rappresentata dalla manipolazione della terra degli orti e dei giardini, dove animali infetti possono aver defecato. È quindi necessario che, chi svolge attività di giardinaggio, si lavi molto bene le mani prima di toccarsi la bocca o la mucosa degli occhi. Lo stesso vale per il consumo di ortaggi e frutta fresca, che dev’essere lavata accuratamente sotto acqua corrente.
Bene, ora che sapete cos’è e da cosa è causata la toxoplasmosi, mi starete immaginando intenta a consumare una succulenta tartare di manzo. Ma no, non è il mio caso: non ho mangiato carne cruda, frutta o verdura non lavata accuratamente e non ho neppure un gatto.
Eppure al primissimo esame del sangue effettuato alla 7° settimana di gravidanza, è risultata un’infezione acuta da toxoplasma, con avidità bassa. Avevo preso la toxoplasmosi.
1 su 10000 è la probabilità di infettarsi e il caso ha volto che, nonostante questa sia una gravidanza pensata, voluta e progettata (ho iniziato a prendere l’acido folico 8 mesi prima del concepimento, non ho bevuto alcool o consumato carne cruda compresi salumi o pesce crudo un mese prima che iniziassero i tentativi, non assumevo caffè in fasi preconcezionale..), tutte queste accortezze non siano bastate.
Mi ricordo che io e Luca ritirammo i referti degli esami un venerdì pomeriggio e andai dritta dritta dal mio medico di base dopo aver visto questi valori:
S-Ab ANTI-TOXOPLASMA
IgG >400
IgM PRESENTI
S-Ab Anti TOXOPLASMA GONDII
IgG – TEST AVIDITY 0,090
La sua confortante risposta alla vista degli esami fu: “Ho visto solo 1 caso di toxoplasmosi in gravidanza durante tutta la mia carriera medica”. Parliamo di un medico con oltre 40 anni di esperienza e mi prescrisse subito una visita al centro malattie infettive.
Cercammo un po’ più d’informazioni, cosa comportava l’infezione? Dovevamo interrompere la gravidanza? Perché proprio a noi?
Un week-end di pianti e sconforti con l’unica idea che forse, dati gli altissimi rischi per il feto (si parla di mutazioni tremende che, se non sono talmente gravi da ucciderlo in gravidanza, determinano una vita che non merita di essere chiamata tale) e la nostra mentalità scientifica, non eravamo proprio disposti a correre questo enorme rischio.
Un paio di giorni dopo eravamo al Policlinico San Matteo di Pavia, al Centro Malattie Infettive, dove fui visitata dalla bravissima Dott.ssa Bianca Mariani che subito ci tranquillizzò e informò sul da farsi. Mi mise in gravidanza a rischio, iniziai immediatamente una cura pesante di spiramicina (un antibiotico) e ogni mese dovetti effettuare dei controlli al Centro Gravidanze a Rischio (esami del sangue completi ed ecografia) per valutare che tutto procedesse per il meglio. Dopodichè dovemmo aspettare la 18a settimana di gestazione per effettuare l’amniocentesi, l’unico esame (invasivo perché presenta una piccola percentuale di rischio aborto) che può dire se il toxoplasma ha attraversato la placenta e quindi infettato il feto.
Ma come ho preso la toxoplasmosi?
Secondo l’infettivologa il contagio è avvenuto diverse settimane (se non mesi) prima del concepimento ed era lì in agguato…
Ci siamo spremuti le meningi ma ad oggi non sappiamo quando possa essere successo, ma nel 2016 abbiamo fatto diversi viaggi, siamo stati in Spagna, in Puglia, a Berlino e a dicembre alla fiera dell’Artigianato a Milano, e il contagio potrebbe essere avvenuto in uno di questi posti. Non lo sapremo mai.
L’amniocentesi
Le settimane passarono con molta ansia e finalmente arrivò il momento dell’amniocentesi. Veloce e lievemente fastidiosa (non dolorosa). Lo stesso giorno ci dissero anche il sesso, una femmina al 90%. Una settimana di attesa e ricevetti la chiamata della Dott.ssa Mariani che ci diede la bella notizia, il liquido amniotico era pulito, il toxoplasma non era passato!
Il peggio è quindi passato, devo comunque continuare la mia cura antibiotica preventiva e ogni mese devo effettuare tutti i controlli di routine per monitorare la crescita della piccola, ma almeno ora possiamo goderci i prossimi mesi con decisamente più tranquillità.
Tutto questo per dirvi cosa?
Se state pensando di programmare una gravidanza, dovete essere informati su tutto, alimentandovi bene, integrando le giuste vitamine ed effettuando gli esami preconcezionali per cercare eventuali infezioni come la toxoplasmosi. Noi non lo sapevamo, nessuno ce ne aveva mai parlato. Conoscevamo perfettamente i pericoli di questa malattia infettiva ma pensavamo (ingenuamente ed erroneamente) che fossero circoscritti alla sola gestazione e non al periodo prima del concepimento e questo ha penalizzato di molto la qualità dei primi mesi della gravidanza che dovrebbero, invece, essere idilliaci.
Quindi, prendete appuntamento con un’ostetrica, parlate con il vostro medico di base e fissate una visita da una nutrizionista, non c’è nulla di più importante della prevenzione per evitare spiacevoli inconvenienti!